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Sciaboletta

di Giancarlo
Scotoni

di Giancarlo Scotoni – Più che a essere obbligati a “pensare” a Salvini siamo condannati a fare una quotidiana esperienza dei prodotti esibiti  delle sue frattaglie e ce ne dobbiamo riempire il naso più che le orecchie. Così il pensiero si ritrova a scartare come un cavallo di fronte a un morto – forse perché la nostra mente migliore condivide il buon istinto animale.

Se la satira potesse aiutare, a fronte della sicurezza di uno junker (pronunciato jùnker) si potrebbe associare Salvini al re sciaboletta, con i suoi 1,53 metri s.l.m. 153 centimetri di pupazzo che hanno incarnato tutto il peggio dei suoi tempi: Libia, Grande Guerra, marcia su Roma e fascismo, Etiopia, Guerra di Spagna, Seconda Guerra mondiale… e quante ne sto tralasciando di quelle centinaia di migliaia di vittime che hanno intessuto di sangue i suoi titoli e le sue decorazioni, allo scopo di garantire profitti e potere ai pochi e ai pochissimi.

Vittorio Emanuele III, re sciaboletta…

Oggi Vittorio Emanuele III lo potremmo vedere tradotto alla Corte Internazionale dell’Aja: le glorie dei Savoia, dei Franco, dei Mussolini, degli Hitler costituiscono per la società civile di oggi i loro capi di imputazione. Per arrivare a questo risultato, la legislazione internazionale ha dovuto compiere un lungo, difficile percorso: perché Vittorio Emanuele era re per diritto.

Salvini no. E’ un ministro della repubblica italiana che ha dovuto giurare sulla costituzione. Eppure, quotidianamente, Salvini basa l’aumento del suo potere sull’impunità con la quale dichiara di volerne violare principii e leggi.

Juncker(pronunciato junkér) ci ha messo poco a rimetterlo in riga e dunque nessuna sciabola a Salvini . Nemmeno di latta (o latte? Ricordate le quote latte, cioè Il massimo che la lega abbia prodotto in termini di strategia internazionale?) che non merita una fuga a Pescara ma qualche imputazione sì: per procurato allarme, di certo.

Mi chiedo se di Maio abbia contezza di qualcosa ma, per rimanere in tema, riesco solo a citare la motivazione della sua medaglia al valore –postuma e tra breve concessa-: “con supremo sprezzo di noi tutti, inconsapevole, arretrava con fermezza, fissandosi indefesso la nuca”.