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Uno sguardo sulle elezioni in Austria

di Barbara
Steiner

Barbara Steiner Direttrice di Transform! Europa (www.transform network.net), – 30.09.2019 – – traduzione dal tedesco di Vanni De Lucia

Domenica 29 settembre si sono tenute nuove elezioni in Austria, rese necessarie dopo che lo scandalo del video di Ibiza aveva fatto saltare la coalizione di governo tra il Partito popolare conservatore di destra (ÖVP) e il Partito della libertà di estrema destra (FPÖ ) e poi fatto cadere il governo monocolore ÖVP a partire da una mozione di sfiducia del Partito socialdemocratico (SPÖ) .

L’ÖVP, partito del giovane ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz, ha ottenuto una netta vittoria con il 37% , guadagnando il 6% rispetto alle elezioni al Parlamento del 2017. I numerosi scandali del partner della coalizione non lo hanno danneggiato, al contrario ha guadagnato 258.000 elettori del FPÖ Gli elettori hanno ora optato per l’ÖVP di Kurz che comunque ha sempre difeso il lavoro e le politiche fatte dalla sua coalizione di governo con l’estrema destra.

Lo SPÖ è al secondo posto e, seguendo la tendenza della maggioranza dei partiti socialdemocratici europei perde il 5% e ora si attesta a poco meno del 22%.

Il FPÖ ha perso il dieci percento. Da un lato ciò è conseguenza dello scandalo ‘”Ibizagate” dall’altro dalle rivelazioni, poco prima delle elezioni, che Strache e sua moglie si intascavano fino a 45.000 euro al mese, oltre allo stipendio, attraverso le note spese, da ciò ne è derivato che molti elettori FPÖ sono rimasti a casa o hanno votato per l’ÖVP che comunque aveva condiviso con loro tutte le politiche relative ai diritti umani dal 2017 in poi. L’FPÖ ha ricevuto solo il 16% dei voti, il dieci percento in meno rispetto alle elezioni del 2017.

Il previsto ritorno dei Verdi al Consiglio nazionale è eccezionale: con il 14%, che è il miglior risultato nella storia dei Verdi nelle elezioni nazionali dalla sua fondazione nel 1986. Dopo che molti degli elettori verdi delle ultime elezioni del 2017 erano corsi in soccorso dello SPÖ (socialdemocratici) o avevano optato per lo scissionista Peter Pilz, che si è separato dal partito, ora sono ritornati a votare per i Verdi. Inoltre, come altrove, l’attenzione alla questione dei cambiamenti climatici li ha aiutati, essendo questo uno dei loro storici cavalli di battaglia. E’ soprattutto nelle città che si è vista una forte avanzata dei verdi.

I neoliberali del NEOS hanno raggiunto quasi l’8% con un guadagno del 2,5%. Il partitino verde di Peter Pilz ( nato dalla scissione con i Verdi) si è rapidamente evaporato dopo il suo primo ingresso in parlamento e ora, con il 2%, non raggiunge lo sbarramento del 4% .

Non entrano in Parlamento nemmeno le liste alternative : KPÖ Plus, Sinistra e Indipendenti (0,7%) e il partito Der Wandel (0,4%).

Kurz torna cancelliere. Ma con chi?

Era già chiaro prima delle elezioni che Kurz sarebbe stato rieletto e che nessun governo poteva essere formato contro l’ÖVP, la questione è solo di chi entrerà in coalizione. Ciò corrisponde alla tendenza storica che  vede fin dal 1970-1983 una costante maggioranza di destra in Austria.

Tutti i partiti tranne quelli che non sono entrati in parlamento, hanno mostrato in campagna elettorale la volontà di entrare in una coalizione “turchese” (dal momento che dalla ascesa di Kurz nel 2017, alla guida dell’ÖVP , il blu turchese è il colore del partito al posto del tradizionale nero) . Kurz si è già mosso in questa direzione, inviando segnali politici a tutti i partiti e facendo concessioni in tutte le direzioni, molte delle quali a soli scopi elettorali.

Storicamente, la maggior parte dei governi dell’ÖVP sono stati in coalizione con la socialdemocrazia. Quest’ultima non si è mai definita un partito di opposizione e ha sempre avuto una vocazione a governare comunque. Dopo la batosta, l’estrema destra del FPÖ ha dichiarato di aver compreso la volontà degli elettori e di andare all’opposizione. È molto probabile che ora i Verdi avviino negoziati con l’ÖVP, ma altrettanto probabilmente dovranno fare troppe richieste scomode. Per via dei numeri c on i soli liberali del NEOS non si può formare un governo, sebbene essi siano politicamente il partner più desiderabile. Un governo di minoranza del solo ÖVP , potrebbe avere l’appoggio esterno, previo accordi, con Red ( socialdemocratici), Green (Verdi) e Pink (NEOS). Ciò però contraddirebbe il fatto che fu lo SPÖ, dopo lo scandalo “’Ibiza”, a sfiduciare il monocolore ÖVP.

La Sinistra debolissima in Austria

E’ dal 1959 che nel Parlamento austriaco non entra alcun partito a sinistra dei socialdemocratici (dal 1986 i Verdi). Molti voti di sinistra non vanno più ai partiti di riferimento perché la consapevolezza diffusa che la KPO e le sue rispettive alleanze di sinistra non superino lo sbarramento elettorale del 4% rafforza l’argomento del voto sprecato. Questa volta nelle parti delle città di Vienna e Graz, dove i risultati delle elezioni del KPÖ sono tradizionalmente più alti e i comunisti siedono nei consigli distrettuali e nel consiglio municipale, molti voti sono andati ai Verdi. Il partito Wandel (Cambiamento) che era unito alle elezioni parlamentari europee nel 2014 insieme al KPÖ, questa volta si è presentato da solo – praticamente senza soldi, i candidati hanno comunque ricevuto 16.000 voti.

Inoltre, c’è stato un boicottaggio mediatico, il sistema di tele – radio diffusione pubblica è legato e controllato da quelle forze che fanno parte tradizionalmente del sistema. Le emittenti private offrono i loro servizi a pagamento e la sinistra non ha soldi.

Il muro del silenzio e la mancanza di voce sono quindi apparentemente insormontabili e ostacoli ricorrenti per la sinistra. Inoltre, si rivela errata la valutazione che, se la socialdemocrazia si sposta a destra, si aprono nuovi spazi per la sinistra. “È piuttosto che se la SPO va a destra, un abisso si apre a sinistra”, ha affermato nella notte delle elezioni Claudia Krieglsteiner della lista composta dalla KPÖ con la Lista alternativa di Innsbruck, con la DIDF (Federazione delle associazioni dei lavoratori democratici), con un’organizzazione turca dei lavoratori e con un’altra formazione di sinistra. Allo stesso tempo, l’intero spettro politico dagli anni ’90 assieme al crollo del socialismo reale e alla vittoria culturale ed economica del neoliberismo stanno spingendo l’elettorato a destra. La speranza che, come in Germania, una parte considerevole della socialdemocrazia si spezzi quando viene fondata una formazione come la SINISTRA e che i socialdemocratici di sinistra insieme ad altri attivisti di sinistra e della società civile trovino un nuovo partito di sinistra, è vecchia e risibile perché il partito socialdemocratico è troppo spostato a destra .

Ma ci sono anche molti errori e problemi della sinistra da criticare. Ci sono troppo pochi spazi e strutture dove poter praticare attività di conoscenza, formazione democratica, storia e ideologia e, naturalmente, mancano i soldi. Il coraggio e la creatività ci sono, ma la sinistra non li usa politicamente.

Il momento storico che vedeva l’incapacità del Partito Verde di uscire dal parlamento non è stato utilizzato: in Austria, come in molti altri paesi, i Verdi o sono economicamente liberali e conservatori, o sono di una sinistra liberale orientata ai diritti umani. Se vanno al governo con l’ala destra, probabilmente ciò produrrà divisioni e potrebbe portare nuovo potenziale a sinistra.

Zeynep Arslan, sociologa e politologa di sinistra, ha sottolineato nella notte delle elezioni che comunque il desiderio di un’ulteriore ampia cooperazione nella sinistra e il successo dei primi passi insieme supera il fallimento elettorale giungendo alla conclusione che è necessario un nuovo partito di sinistra pluralista in Austria.

Oh, infelice Austria!

Durante la campagna elettorale, è emerso di nuovo che un alto livello di corruzione in Austria è socialmente accettabile. Una forma istituzionalizzata di corruzione fa parte del sistema politico e va di pari passo con il clientelismo, ed è accettabile che per “alcune esigenze” sia necessaria la tessera di un partito. Nessuno denuncia appropriazioni indebite e accordi finanziari, perché “tutti lo fanno comunque”. La corruzione fa parte dell’identità culturale comune, così come, l’autoindulgenza ed il vittimismo in cui eccellono e giocano i politici corrotti.

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